Autore: Ulf Stark
Traduttore: Pino Costalunga
Illustratrice: Carla Manea
Editore: Raffaello, nella collana Le Pepite
Consigliato a lettori di età compresa tra i cinque e i nove anni (e anche più)
Recensione di Iara Ciccarelli Dias
Dopo vari tentativi di
rimanere incinta, dopo aver consultato medici e sapienti di ogni
sorta, la coppia reale si rivolge a una strega che però viene
accolta con sufficienza dal re, diffidente dei suoi poteri. La
tracotanza dell'uomo indispettisce la maga che esaudirà il desiderio
di un figlio facendo sì che il sogno della coppia reale di avere un
“piccolino” si realizzi prendendo alla lettera la parola
pronunciata dalla regina. E così, dopo nove mesi nascerà una
bambina che a otto anni non crescerà più di statura.
Recensione scritta a maggio 2014 e pubblicata nel n° 3/2014 di CE, la rivista pedagogica e culturale del MCE
Due volte a
settimana riempio il mio zaino di libri e vado a scuola rinfrancata
da questo carico. Martedì e giovedì, oltre a lavorare nella “mia”
classe faccio la supplente. Poiché non posso sapere in anticipo in
quale classe andrò, il mio zaino è davvero molto pesante: contiene
libri per bambini dai 6 ai 10 anni. Non posso fare affidamento su
quel che troverò in aula, perché spesso nelle aule non ci sono
libri visibili, se non quelli di testo o Geronimo Stilton. Forse ce
ne sono altri nascosti?
Gli altri
insegnanti che, come me, hanno delle ore a disposizione per le
supplenze, fanno svolgere dei compiti, degli esercizi a seconda delle
materie che “cadono” in quelle ore. Siccome mi trovo a fare
qualcosa che secondo me non ha molto senso - coprire le assenze
usando le due ore di compresenza - riempio quel tempo agendo
un'obiezione in modo concreto: quel tempo lo impiego leggendo ad alta
voce per i bambini.
Alcuni libri
circolano tra bambini di età differenti suscitando curiosità
piacere e divertimento. Dipende dalla storia, dai protagonisti, dalle
illustrazioni. Alcuni libri piacciono sia ai maschi sia alle femmine,
nonostante il titolo possa far pensare che siano adatti più a un
genere che a un altro. Ma chi lo dice? In libreria troviamo libri
pubblicati per ragioni commerciali. Libri che rafforzano stereotipi e
diffondono idee di genere che si fa fatica a scardinare se non
poniamo la dovuta attenzione alla scelta di altri libri nati da un
pensiero diverso.
Illustrazione di Carla Manea |
Penso a
Principessa piccolina,1
per esempio. Lo sto leggendo spesso, sia nelle classi dei piccoli sia
in terza e in quarta.
Come altri
libri per bambine, racconta di una principessa. Chi sono che fanno
che pensano le principesse delle fiabe e le principesse dei romanzi,
dei film, dei cartoni confezionati apposta per reiterare un certo
modello di donna? Chi sono che fanno che pensano le Barbie, le
Monster High, le Winks anoressiche e alla moda, sull'onda del
successo e sempre con un “principe” in mente?
Bisognerebbe
fermarsi un attimo e pensare a delle attività centrate su questi
personaggi. Non per sottrarre alle bambine e ai bambini la libertà
di scegliere i loro modelli ma per cercare di capire se dietro a
questi personaggi ci siano davvero dei modelli da “imitare”.
Le fiabe, i
cartoni, le serie televisive, i film d'animazione hanno plasmato la
nostra immaginazione a tal punto che se pensiamo a una principessa ce
la rappresentiamo con il corpo perfetto e con le caratteristiche
“tipiche” del personaggio. Diversamente impegnate in faccende
domestiche o trascinandosi in lavori diversi, forse non
appassionanti, le “principesse” cui siamo abituati aspettano e
sognano che un “principe”, obnubilato dalla loro bellezza
esteriore, le porti via in un “reame” dove tutto ricalca un certo
schema e risponde a delle attese precostituite. L'idea secondo cui
una ragazza abbia un certo successo sociale se accompagnata a un uomo
è ancora molto radicata. Questa rappresentazione della donna, spesso
contenuta nel modello della principessa, è pericoloso. Anche le
pubblicità intervengono a rafforzare il “sortilegio”
secondo cui una donna dovrebbe preoccuparsi di mantenere intatto il
proprio corpo, inalterata la propria bellezza per poter conquistare
un uomo e per conservare il fascino ammaliatore.
Nessun
bambino e bambina si immagina una principessa diversa da quella
conosciuta nei libri: non di certo può aspettarsi una principessa
nana, come la protagonista di Principessa
piccolina. È un libro che non suscita
esclamazioni di protesta da parte dei maschi: piace molto anche a
loro per il modo in cui sono tratteggiati i personaggi, per il modo
in cui è raccontata la storia.
Ho scoperto
questo libro un anno fa a Bologna, durante un incontro sulla
letteratura svedese per l'infanzia2.
Erano presenti l'editore, l'autore e il traduttore, Pino Costalunga3.
In quell'occasione è stato presentato Principessa
piccolina, che mi ha colpito subito anche per
la leggenda che ha ispirato la storia.
Ulf Stark e Pino Costalunga sono amici.
Ulf Stark e Pino Costalunga sono amici.
Pino Costalunga e Ulf Stark |
Parlano tra loro in svedese. Durante un viaggio di Ulf a
Vicenza, Pino lo porta a fare una gita a Monte Berico, la collina che
sovrasta la città. Di fronte a un alto muro di cinta con sopra una
fila di nani, Pino racconta la leggenda di Jana, la principessa nana
che si dice sia vissuta nella villa nascosta dalle mura. La leggenda
è molto triste: racconta di una ragazza nana innamorata di un
principe. Consapevole di non poter mai coronare la sua storia d'amore
a causa del suo aspetto fisico, Jana alla fine si uccide gettandosi
dalla torre. A Ulf il finale non piace e così decide di riscrivere
la storia così come la leggiamo nel libro.
Quando
prendo in mano Principessa piccolina
di solito maschero il titolo. Apro il libro dopo aver raccontato di
una villa in cima a una collina dove si dice che un tempo sia vissuta
una bambina di nome Jahviz, che nella lingua del regno in cui è nata
significa “bellissima sorpresa”.
Nella storia
agisce una coppia reale, bizzarra e comica. Oltre al re e alla regina
c'è anche una maga/strega molto permalosa.
Illustrazione di Carla Manea |
Jahviz
cresce poco e niente ma ha una voce incantevole, canta in modo unico,
riesce a incantare tutti, tanto che a sentire la sua voce gli animali
nella campagna intorno rispondono per mostrare la loro bravura e il
pane del fornaio lievita da solo per l'allegria che si respira
nell'aria.
Jahviz vive
dentro al palazzo, in un'ala ristrutturata apposta per non farle
pesare troppo la differenza di statura: tutto il mobilio è
proporzionato alle sue dimensioni. La ragazza sa di essere una
principessa piccolina ma non si dispera. Trascorre il tempo leggendo,
cantando e giocando con un topolino che svolgerà il ruolo di suo
aiutante. Di certo non sta in attesa del suo principe, non lo sogna,
non se lo immagina neanche.
La sua voce
attirerà al palazzo un giovane principe che solo a sentirla cantare
se ne innamora senza averla vista. Il re e la regina vogliono
dissuadere il ragazzo che si dichiara pronto a sposarla. Lo
metteranno alla prova sfidandolo in tre imprese impossibili. Jahviz
che ha ascoltato tutto il dialogo tra i genitori e il giovane, decide
di aiutarlo. A questo punto emerge il carattere del principe, per
niente vanitoso, per niente arrogante. Risulta invece molto simpatico
ai bambini che ridono e si divertono ad ascoltare le sue prodezze:
infatti non riuscirebbe a cavarsela se non intervenisse sempre la
principessa a trarlo d'impiccio e a fargli vincere la sfida.
Al momento
di incontrarlo peròla principessa si rifiuta di farsi vedere perché
è convinta che il suo aspetto lo farà fuggire.
Dal palazzo Jahviz
guarda la nave di lui salpare dal porto e prendere il largo. Non sa
però che il principe è rimasto a terra deciso a sfidare il suo
timore, determinato a incontrarla suo malgrado. Alla fine della
storia il principe si presenterà a lei senza tentennamenti: il suo
istinto gli dice che una ragazza con una voce così splendida non può
che essere una creatura bellissima, a prescindere dall'aspetto e
dalla statura.
Illustrazione di Carla Manea |
La storia
raccontata da Ulf Stark dunque cambia completamente le sorti della
protagonista della leggenda: Jahviz agli occhi del principe è grande
perché occupa tutto il suo mondo, perché è capace solo con la voce
di attirare persone e animali che si raccolgono alla sua finestra per
ascoltarla cantare.
Alla fine
della storia i bambini spesso rimangono in silenzio. Finora non ho
sentito alcun commento sulla statura della principessa, sul fatto che
fosse nana.
Spesso i
bambini chiedono di poter fare dei disegni della storia ma il tempo a
mia disposizione termina con il finale del libro. Riesco a malapena a
chiedere loro quale potrebbe essere il titolo del libro. Le voci si
accavallano gridando: «La
principessa piccola! La principessa nana! La principessa piccolina!».
Recensione scritta a maggio 2014 e pubblicata nel n° 3/2014 di CE, la rivista pedagogica e culturale del MCE
1 Ulf
Stark, Principessa piccolina, Raffaello Editore, collana Le
pepite, 2012. Traduzione dallo svedese di Pino Costalunga
2 Si
può leggere dell'incontro bolognese al seguente indirizzo:
http://lestoriecheamo.blogspot.it/2013/10/svezia-ad-alta-voce.html#more
e sul n.3/2013 di CE.
3 Pino
Costalunga, vicentino, è regista, attore e formatore. Responsabile
artistico di Glossa Teatro di Vicenza, (http://www.glossateatro.it/) lavora
molto come lettore animatore/promotore della lettura per bambini,
ragazzi e adulti e cura corsi sul tema.